Il territorio intorno ai massi

di Giorgio Fea

Masso Roca Parpaiola.

 

L’anfiteatro morenico di Rivoli-Avigliana si estende dalla bassa Valle di Susa fino alle porte di Torino ed è compreso tra i fiumi Dora Riparia e Sangone. Con l’anfiteatro morenico di Ivrea, rappresenta l’unica testimonianza sul territorio piemontese di anfiteatro morenico pedemontano, ovvero di quel caratteristico paesaggio geomorfologico creato da un antico e potente ghiacciaio che, scendendo dalle testate delle valli alpine, si è spinto con il suo fronte fino alla pianura. L’anfiteatro morenico di Rivoli-Avigliana è infatti costituito dai depositi glaciali abbandonati dall’antico ghiacciaio valsusino nel corso dei suoi numerosi avanzamenti ed arretramenti, avvenuti in un arco temporale compreso tra 750.000 e 13.000 anni fa. All’interno di questo raro ambiente geomorfologico, i massi erratici costituiscono l'evidenza geologica più spettacolare e significativa, testimonianza diretta dell’antica presenza del ghiacciaio e della sua straordinaria capacità di trasportare materiale per lunghe distanze. Talora di dimensioni gigantesche, di forma e composizione mineralogica assai varia, posti sempre lontano dalle formazioni rocciose geologicamente simili dalle quali furono strappati, essi vanno considerati veri e propri monumenti naturali, fondamentali testimoni della dinamica e del passato geologico del nostro territorio.
I massi erratici dell’anfiteatro morenico di Rivoli-Avigliana, proprio per le loro caratteristiche di rarità e di rappresentatività, rientrano a pieno titolo tra i “beni geologici” e costituiscono una componente essenziale del nostro patrimonio naturale, ma non solo. Infatti, essi sono anche una “finestra” su un passato storicoculturale regionale ormai quasi dimenticato: per la loro forma, la loro mole e la loro posizione, spesso curiosa e dominante rispetto al paesaggio circostante, questi massi hanno da sempre colpito l’immaginazione dell’uomo. Quello primitivo ne incise la superficie con coppelle e canalette che ancora oggi suscitano tra gli archeologi accesi dibattiti sul loro reale significato (i primi studi sulle incisioni rupestri in Italia – fuori della Valle delle Meraviglie, ora in territorio francese – sono avvenuti proprio nel territorio dell’anfiteatro morenico di Rivoli-Avigliana); quello storico, vi incise croci e vi impiantò piccole cappelle per esorcizzare le antiche credenze precristiane     legate al culto delle pietre, sopravvissute fin quasi ai giorni nostri nelle tradizioni e nel folklore popolare; quello moderno, alpinista o arrampicatore, vi vede palestre di solida roccia in grado di offrire valide alternative alle vie alpine. Tuttavia, se da un lato i massi erratici, e in particolare quelli dell’anfiteatro morenico di Rivoli-Avigliana, hanno dato vita a complessi dibattiti scientifici sulla loro origine ed hanno contribuito a far nascere molte credenze popolari, dall’altro sono stati spesso visti come ostacolo alle colture o come roccia già naturalmente cavata e trasportata a valle, ideale per la produzione di materiale da costruzione. L’opera di distruzione iniziata nei secoli passati continua sotto i nostri occhi. Oggi la minaccia maggiore per i massi erratici è rappresentata dall’espansione edilizia e dalla speculazione che interessa l’intero territorio dell’anfiteatro.
Rileggendo la storia geologica e culturale di questi imponenti monumenti naturali, è evidente il loro valore ambientale e sociale. I massi erratici, veri e propri documenti della storia naturale della Terra, luogo di incontro fisico ed ideale delle popolazioni del territorio attraverso miti, leggende, religioni e sport, sono siti che per valore scientifico e paesaggistico, memoria storica, fruibilità sportiva e didattica, devono essere tutelati e conservati affinché anche le generazioni future possano usufruirne. E naturalmente, per poter tutelare e conservare, occorre prima conoscere… Tale è lo scopo di questa mostra e di questo volume.