L’Anello della torbiera di Trana

 

di Ilaria Salotti

L'acqua della fonte Caudana

 

Prosecuzione ideale e fisica della Via dei Pellegrini, questo gradevole itinerario rurale, inaugurato nel 2007, si sviluppa a sud-est del Parco dei Laghi di Avigliana. Parte ed arriva al Lago Piccolo d’Avigliana, sviluppandosi in un’area anticamente occupata da un bacino lacustre e poi da una torbiera.

L’itinerario attraversa le borgate di San Bartolomeo, Cordero e Sada, legate un tempo alla cavazione della torba, oggi completamente esaurita. E fu proprio durante i lavori di estrazione di questo combustibile che, nel corso dell’Ottocento, furono rinvenuti nella torbiera numerosi reperti attribuibili a comunità palafitticole stanziatesi, durante l’età del Bronzo, ai bordi dell’antico lago. Oggi, al posto del lago e della successiva torbiera, si succedono prospettive campestri con prati che scendono verso i rii ed un mosaico di campi di mais che costeggiano la statale 589.

Nascosta nella boscaglia, ai limiti dei campi, si sente gorgogliare la fonte Caudana, esteso intreccio di acque che confluiscono nel canale di drenaggio dell’ex torbiera, il Ri Groos.

Le acque accompagnano tutto l’itinerario e sono evocate dalla scenografica frattura della Pietra Salomone, masso erratico alle porte del Monte Cuneo. Da questa località il percorso procede fino alla borgata Sada, che con la torre di avvistamento del Castelletto si erge strategicamente sul Lago Piccolo.

In effetti, molti sono gli elementi che lungo l’itinerario parlano di acqua e di passato. E viene spontaneo chiedersi quale altra evoluzione subirà ancora in futuro il paesaggio che si mostra al camminatore.

Il Mito ligure del Sole e del Cigno

Al mito ligure del Sole e del Cigno è legato il ritrovamento, nei pressi della Torbiera di Trana, di una forma di fusione per spilloni di epoca pre-romana con un cigno stilizzato e un simbolo solare.

Si legge nel libro X dell’Eneide, che Cicno, re dei Liguri e padre di Cupavone, mentre piangeva all’ombra dei pioppi la morte di Fetonte, figlio del Sole, fu trasformato in cigno dagli dei che ne ebbero pietà: «… di te non tacerà il mio canto, o Cupavone, che sull’elmo hai di cigno bianche penne e pochi e prodi Liguri conduci [...] Narrano infatti che Cycnos, piangendo l’amato Fetonte, all’ombra delle sorelle, in verdi pioppi trasformate, mentre cantava e consolava con la Musa il mesto Amore, trasse alle tempie il candido colore, seguendo a volo la sua voce in cielo…».