I massi: un patrimonio da salvaguardare

A cura di Luca Giacosa.

Da sempre i massi erratici dell’anfiteatro morenico di Rivoli-Avigliana, per la loro forma, la loro mole e la loro posizione spesso curiosa e dominante rispetto al paesaggio circostante, hanno colpito l’immaginazione dell’uomo: da quello primitivo, che ne fece talora oggetto di culto e che incise la loro superficie con coppelle e canaletti che ancora oggi accendono dibattiti tra archeologi rupestri sul loro reale significato; a quello storico che vi incise croci e vi impiantò cappellette per esorcizzare antichi riti precristiani legati al culto delle pietre (la cosiddetta “saxorum veneratio”) sopravvissuti fin quasi ai giorni nostri nelle tradizioni e nel folklore popolare; all’alpinista puro o all’arrampicatore moderno che vedono nel masso erratico palestre di solida roccia.

I massi erratici, e quelli della Collina morenica di Rivoli-Avigliana in particolare, sono stati anche al centro di aspre diatribe scientifiche, tra studiosi che vedevano in essi i muti testimoni di cataclismi naturali, per altro non ben definiti, e coloro che per primi in Italia sostennero la teoria glacialista circa l’origine glaciale dei massi.

Purtroppo questi massi, se da un lato animavano dibattiti scientifici e credenze popolari, dall’altro venivano distrutti o irrimediabilmente sfigurati dalla mano dell’uomo, che vedeva in essi un ostacolo alle culture o li considerava comoda roccia già naturalmente cavata e trasportata, ottima, per l’economia povera di un tempo, per la produzione di pietrisco o di materiale vario da costruzione.

 

Immagine storica ritraente un masso erratico in regione “alle pietre” a Pianezza interamente distrutto per ricavare pietrisco da costruzione
(immagine tratta da “Il Masso Gastaldi nella storia e nella tradizione di Pianezza”).

 

A memoria di tale opera di distruzione, molti massi, soprattutto serpentinici, conservano evidenti sulla loro superficie i segni dei fori da mina dove venivano inserite le cariche esplosive.

Pera Grossa di Rosta: si notano evidenti i segni verticali semicircolari dei fori da mina. Il materiale prelevato da questo enorme masso è stato utilizzato per il monumento ai Caduti del Frejus in Piazza Statuto a Torino.

 

Diversi massi, fino ai primi decenni del secolo scorso, venivano inoltre danneggiati o distrutti dalla lavorazione artigianale dei Picapera, gli antichi scalpellini che utilizzavano i massi granitoidi, concentrati soprattutto lungo le pendici del Monte Cuneo, per realizzare oggetti e altre opere in pietra.

Immagine di un masso dei Picapera lungo la dorsale del Monte Cuneo. Il masso, dopo essere stato separato in due blocchi principali, e stato in seguito abbandonato. Si notano comunque evidenti, sul blocco di sinistra, i segni e gli incavi che venivano praticati sulla roccia per fratturarla.

 

Oggi la minaccia maggiore per l’esistenza e la fruibilità dei massi erratici è rappresentata dallo sviluppo urbanistico e dalla speculazione edilizia che riguarda l’intero territorio collinare:
•    molti massi sono già stati interamente inglobati nel tessuto urbano perdendo gran parte del loro fascino;
 


Il “Masso Sacco” a Caselette.


•    alcuni massi sono stati letteralmente “soffocati” da cinte murarie;



Masso serpentinitico in Regione Pozzetto (Rivoli).


•    altri utilizzati come appoggio per vecchie costruzioni rurali e abitazioni;


Pera “Ussa”, ormai totalmente racchiusa all’interno di una vecchia cascina (Villarbasse).

 

Il famoso “Masso Gastaldi” a Pianezza.

•     infine molti giacciono racchiusi in proprietà private e dunque non più fruibili dalla collettività.


 
Il “Rocco” di Rosta. Oltre ad essere incluso in una proprietà privata, sulla sua sommità è stato realizzato un giardino.


Un altro problema molto attuale riguarda invece gli atti di vandalismo, che consistono principalmente nel deturpamento della superficie del masso attraverso scritte di pittura indelebile.


“Pera Grossa” di Rosta.


Le minacce che riguardano i massi erratici sono state e sono dunque molteplici. Per la loro salvaguardia fin dal 2007 Pro Natura Torino e l'Associazione per la salvaguardia della Collina morenica di Rivoli e Avigliana hanno richiesto alla Regione Piemonte un dispositivo legislativo in grado di garantirne la conservazione e di porre seri e ben definiti vincoli urbanistici e paesaggistici, costituendo di conseguenza un riferimento normativo vincolante per la redazione dei piani regolatori comunali e loro varianti.

Panoramica dalla sommità di “Pera d’la Spina” a Reano. Il nuovo piano regolatore prevede, in questa splendida zona dominata da uno dei più significativi massi erratici dell’intero anfiteatro morenico, la nuova circonvallazione e la costruzione di numerose unità abitative che distruggeranno irrimediabilmente questo paesaggio.