Il grande lago postglaciale di Rivoli

di Roberto Sabbi

 

Il lago di Rivoli, sulla cui reale esistenza gli studiosi non sono concordi, si sarebbe formato circa 10.000 anni fa, nel corso dell’ultima glaciazione, a seguito della formazione di un arco morenico che sbarrava la Dora in prossimità dell’attuale abitato di Alpignano.
Uno dei primi e più autorevoli sostenitori dell’esistenza del grande lago postglaciale fu Federico Sacco che nel 1928 scrisse dei due grandi laghi formatisi «in Piemonte dopo il ritiro dei ghiacci pleistocenici, quello di Rivoli al termine di Val di Susa e quello d’Ivrea allo sbocco della Valle d’Aosta». In effetti, all’epoca di Sacco l’estensione dei ghiacciai alpini era decisamente superiore a quella odierna e quindi i geologi avevano maggiore possibilità di verificare le loro teorie tramite l’osservazione diretta. Secondo lo studioso cuneese, l’area lacustre occupava presumibilmente tutta l’area della bassa Valle di Susa tra Alpignano e Sant’Ambrogio e «trasversalmente la sua lunghezza era varia, da uno a tre e più chilometri secondo le regioni [...] con una superficie complessiva di una trentina di chilometri quadrati».

 

Il modello digitale

Il lago di Rivoli con, sullo sfondo, il monte Musinè (a destra) e l’imbocco della Valle di Susa. In primo piano l'anfiteatro morenico.

 

I modelli digitali presentati analizzano le trasformazioni naturali subite dal territorio collinare tra Rivoli e Avigliana durante il Pleistocene medio e superiore e sono utilizzati per verificare le ipotesi sulla formazione del lago di Rivoli.
Il modello virtuale divide i dati in due classi altimetriche, una comprendente i punti con quote fino a 355 m s.l.m., e l’altra contenente i punti superiori a questa quota.
Su questa rappresentazione è stato tracciato un poligono contenente solo la porzione di territorio occupata dal lago, con esclusione di tutte quelle parti che, pur essendo ad una quota inferiore/uguale a 355 m s.l.m., non potevano far parte del bacino. Interpolando i dati sono stati individuati prima i punti contenuti nel poligono e successivamente, quelli, tra questi, con quota inferiore-uguale a 355 m s.l.m.
Viene così individuata in pianta la forma del lago. Per ottenere un risultato più reale, a tutti i punti appartenenti al lago è stata assegnata la quota di 355 m s.l.m., in modo da simulare lo specchio dell’acqua. Infine, inserendo alcuni altri elementi, come ad esempio i fiumi e gli altri laghetti della zona, si è potuta ricostruire la situazione verificatasi su questo territorio circa 10.000 anni fa.
Il lago risulterebbe avere un’estensione di 38,600 km2, una lunghezza di circa 12,565 km ed una larghezza variabile tra i 2.100 e i 3.300 m. La massima profondità, localizzata nell’attuale Lago Grande di Avigliana, è di 86 metri, mentre nella zona di Rivoli – Alpignano si raggiungono i 35. Individuando sul modello i punti con coordinata «z» inferiore/uguale a 312 m s.l.m., è stato possibile verificare quanto ipotizzato dal Sacco, ovvero che la forra di Alpignano avrebbe prosciugato il lago raggiungendo la quota di 310 m s.l.m.
Va infine rilevato che lo svuotamento dell’invaso dovette essere stato abbastanza rapido, come confermato dalla rarità delle testimonianze di depositi lacustri.