Giardino Botanico Rea

di Rosa Camoletto

Veduta del Giardino Botanico Rea.

 

Le pietre del ghiacciaio
 
Alcuni grandi massi erratici di serpentine e di prasiniti, trasportati migliaia di anni fa fino a Trana dai ghiacciai che hanno formato l’anfiteatro morenico di Rivoli e i laghi di Avigliana, affiorano nella zona dell’ingresso del Giardino Botanico Rea. Quando venne costruito il giardino, nel 1967, i botanici accettarono con rispetto la loro ingombrante presenza nel pendio boschivo dell’ingresso e li utilizzarono come roccere naturali nel prato dell’arboreto.

 

Le pietre dell’uomo

Gli ambienti rocciosi silicei. I blocchi grandi e piccoli di serpentina verde che formano la maggior parte delle roccere del Giardino Rea provengono dalle cave a cielo aperto del Monte Pietraborga, a sud di Trana.
La “Pietra di Trana” è compatta, pesante, spigolosa. Come tutte le serpentine, rilascia lentamente nel terreno metalli pesanti, sgraditi alla maggior parte delle piante. Questi materiali oggi non sono più estratti per la presenza di crisotilo, minerale potenzialmente nocivo per l’uomo.

Gli ambienti rocciosi calcarei. I massi di calcare e di dolomia che formano la roccera carbonatica di Rea provengono dal cuneese e sono stati estratti dalle cave del Monte Piagnolo, presso Dronero. Queste rocce vennero introdotte nel Giardino Rea nel 1992, quando il Museo di Torino decise di potenziare le collezioni di piante spontanee del Piemonte ospitando anche piante che non sopportano terreni acidi.

Le lastre di muretti e sentieri. Lo gneiss tabulare grigio a tendenza occhiadina denominato “Pietra di Luserna”, bello e resistente, è cavato in Bassa Val Pellice e utilizzato da centinaia di anni per lastricati e rivestimenti. Come altri gneiss tabulari, si divide con facilità in lastre sottili. I muretti di contenimento e le vasche del vivaio di Rea sono stati rivestiti con questa pietra. Nel 1992 i sentieri principali di Rea vennero ampliati e lastricati con serpentina e gneiss tabulari vari.

L'orologio solare. L’orologio solare venne allestito nel 1995 per offrire ai visitatori uno spunto di riflessione sui ritmi delle fioriture. Le ore sono state incise su lastre levigate di pietre ornamentali provenienti dalle collezioni del Museo Regionale di Scienze Naturali, estratte dalle principali cave del Piemonte. Questo orologio, ovviamente, indica l’ora solare locale, quella seguita dai fiori per sbocciare o richiudersi. L’ora indicata dagli orologi da polso non corrisponde, perché Trana è mezz’ora più a Ovest del meridiano italiano, che passa per l’Etna. Inoltre in estate gli orologi vengono regolati secondo l’ora legale.

Le sculture. Col tempo il Giardino Rea aprì le porte anche a un artista contemporaneo, che inserì nell’area acquatica e nell’arboreto due sue opere ricavate da lastre di pietra. Così in giardino sono oggi presenti nuovi tangibili segni del pensiero e della cultura umana, a proseguire quella storia di pietre iniziata migliaia di anni prima dal grande ghiacciaio.