Il territorio della Collina morenica di Rivoli-Avigliana

Testi tratti dall'ipertesto "Una Collina … Multimediale!"


La collina 

Situata allo sbocco in pianura della Val di Susa, a Ovest di Torino, la Collina morenica di Rivoli-Avigliana costituisce una piacevole oasi di verde e di tranquillità a pochi km dal caos urbano. Conserva un'ampia copertura boschiva e i tratti caratteristici di un paesaggio agrario che, pur modificato dalla frenetica civiltà industriale, mantiene ancora, in alcuni angoli tutti da scoprire, il sapore di un tempo.
È piacevole passeggiare senza alcuna fatica, (i dislivelli sono modesti), tra questi boschi, a contatto con la natura. Si possono praticare attività sportive all'aria aperta e di tanto in tanto scoprire qualche animale selvatico, qualche fiore insolito, qualche traccia di culture antichissime in strani segni sulle rocce o di più recenti espressioni di fede nelle chiesette campestri e nei piloni votivi o ancora, non meno piacevoli, le tracce di una secolare cultura contadina. Il tutto facilmente raggiungibile con la propria auto o con i mezzi pubblici.

 

Il paesaggio

Il paesaggio della Collina morenica tra Rivoli e Avigliana, come tutti i paesaggi, è costituito da un insieme di elementi naturali (rilievo, idrografia, vegetazione spontanea, ecc.) sui quali, per millenni, è intervenuto l'uomo, che qui si è stabilito già nelle fasi immediatamente successive al ritiro del ghiacciaio valsusino. Così come lo vediamo oggi, il paesaggio collinare è dunque il risultato di una successione di diversi tipi di insediamenti, di attività economiche e di organizzazioni sociali e politiche che si sono stratificate una sull'altra nel tempo. La lettura del paesaggio attuale non ci consente tuttavia di trovare le tracce di tutte le modificazioni subite nel tempo, perché le più recenti hanno cancellato in parte o totalmente le più vecchie.

 

 

La morfologia

Nell'area della Collina morenica di Rivoli-Avigliana, il substrato roccioso (ossia le rocce esistenti nella zona prima che il ghiacciaio le ricoprisse con i suoi depositi) affiora per un ampio tratto lungo lo spartiacque del Moncuni, che con i suoi 641 metri rappresenta la massima elevazione collinare, e costituisce il tratto di scarpata che incombe sulla torbiera di Trana e su parte del Lago Piccolo di Avigliana. Questa specie di scoglio roccioso resistette all'azione erosiva del ghiacciaio, essendo costituito da rocce compatte e durissime: le peridotiti.

I cordoni morenici sono indubbiamente l'elemento morfologico più appariscente della collina. Dove l'erosione non li ha ancora intaccati smussandone le forme, essi si presentano come rilievi a sezione triangolare, con versanti piuttosto ripidi e lunghe creste ininterrotte, affilate e per lo più orizzontali o poco inclinate. Sono costituiti da materiali rocciosi sciolti di dimensioni molto eterogenee (da particelle limose fino a massi di parecchi metri cubi) provenienti in massima parte dalla bassa Val di Susa e qui trasportati dal ghiacciaio valsusino.
 

 

 

La complessa articolazione dei cordoni ha dato origine alle conche, dove questi sono arcuati e si uniscono tra loro. Le conche, di forme e dimensioni variabili, sono particolarmente concentrate sul versante a sud dello spartiacque Dora-Sangone tra Reano e Villarbasse. Alcune, come quelle a monte di Reano, sono ampiamente aperte su di un lato e fungono da bacini di raccolta delle acque di modesti ruscelli; altre sono completamente circondate dai cordoni e perciò sono chiuse e prive di deflusso superficiale delle acque. Essendo le uniche aree pianeggianti o poco inclinate della parte più elevata dell'anfiteatro ed essendo dotate di suoli più profondi di quelli degli archi morenici, da tempi remoti la vegetazione spontanea di queste aree è stata sostituita dalle coltivazioni di cereali e dai prati da foraggio.
Diverse conche, in tempi più o meno remoti, sono state sede di piccoli bacini lacustri o di paludi: lo testimoniano, ad esempio, i suoli nerastri ricchi di materia organica (sartumi) nella zona di Ca di Paglia (a nord di Truc Carlevé) e alcuni toponimi, come Case Mareschi (cioè paludi) a nord-ovest di Reano. Attualmente la principale zona umida naturale di tutta la collina di Rivoli-Avigliana è lo stagno semipermanente noto come laghetto Pessina, presso lo spartiacque di Cresta Grande a sud di Rosta.

Le vallette intermoreniche, una sorta di corridoi più o meno lunghi che si incuneano nella collina, sono presenti nella zona del "Forte", sul versante a nord dello spartiacque Dora-Sangone tra Buttigliera e Rivoli e, in quello che forse è l'esempio più bello, nella valletta di Pra Basse, a sud-est di Reano.
Le vallette più strette hanno il fondo formato da materiale morenico come i cordoni e come questi, salvo alle quote più basse dove si è sviluppata l'edilizia residenziale, sono coperte da boschi cedui per lo più di castagno, sostituito dalla roverella solo sui versanti più ripidi. Questo perché l'elevata permeabilità dei terreni morenici, che li rende siccitosi, e la ripidità dei pendii non hanno mai permesso uno sfruttamento agricolo se non nelle aree più favorevoli, ossia sui versanti esposti a sud e meno inclinati e limitatamente alla vite e al frutteto. Invece le conche e le vallette più ampie, a fondo piatto, sono costituite da materiali fluvioglaciali: qui le acque di ruscellamento hanno concentrato i materiali più fini erosi dai cordoni e il vento quelli sollevati dalla vicina pianura, coperta durante le glaciazioni da una rada steppa. Si sono creati così dei suoli più profondi e umidi (perché meno permeabili), adatti all'agricoltura, che da tempo immemorabile ha ritagliato qui delle "isole" di arativi e prati nel bosco ceduo.

 

 

I pianalti, superiori di poche decine di metri alla pianura, sono le zone collinari più compromesse dal punto di vista ambientale. Sin dai tempi della comparsa dei primi uomini nella zona sono state le aree più favorevoli all'insediamento e oggi vi sorgono i centri abitati, i villaggi residenziali, le fabbriche e vi si svolge la maggior parte dell'attività agricola. Il paesaggio va assumendo un aspetto sempre più rurbano. I boschi, degradati e ridotti a stretti nastri, sono stati relegati nelle scarpate e lungo ruscelli e canali, dove l'invadente robinia ha spesso sostituito le specie arboree indigene.
I pianalti non sono zone piatte, ma presentano lievi ondulazioni e modeste pendenze, con le porzioni più elevate che sfumano insensibilmente verso i cordoni morenici. Quello su cui sorgono i centri di Buttigliera Alta e Rosta è formato da una fascia superiore, costituita da materiale morenico di ritiro non organizzato in cordoni, ed una inferiore, separata a tratti dalla prima da una modesta scarpata, costituita da materiali fluvioglaciali e lacustri dell'ultima glaciazione. Gli altri pianalti della collina di Rivoli-Avigliana sono quello che si insinua tra i cordoni di Truc Morté e di Cresta Grande, tra Rosta e Rivoli (della stessa natura geologica del precedente), e quello di Villarbasse-Corbiglia (di natura fluvioglaciale), stretto tra i cordoni della Cresta Grande e del Truc Monsagnasco, verso cui pende debolmente.

I massi erratici sono senza dubbio una delle testimonianze più efficaci della presenza di un antico ghiacciaio, e in particolare della sua capacità di trasportare materiale di grandi dimensioni per lunghe distanze. Sono blocchi rocciosi, anche grandi come una casa, situati in posizioni curiose, sulle colline allo sbocco delle vallate alpine, talora anche in pianura, o comunque sempre assai lontano dalle formazioni rocciose geologicamente simili.
Nell'anfiteatro morenico di Rivoli si tratta soprattutto di massi di serpentinite, ma anche, meno comuni, di gneiss (nella zona del "Forte"), di micascisto (Massi di Truc Monsagnasco), prasinite (Massi di Truc Monsagnasco, Roc d'le Sacoce, Roc di Rivoli), anfibolite (Pera d'la Spina a Reano) e raro gabbro eufotide.
Per lo più angolosi, spigolosi, spesso di forma piramidale (Pera Ussa di Villarbasse, Pietra Alta di Caselette), talora hanno aspetti curiosi: la Pera Furcera, presso il lago Piccolo di Avigliana, sembra presentare delle forche litiche sulla sommità; il Roc d'le Tume, con un masso più piccolo sul dorso, ricorda una pila di formaggi.
Presenti un po' ovunque, nei campi coltivati, nei boschi, lungo le strade, sono un elemento caratteristico del paesaggio della zona. Alcuni occupano posizioni particolari: assolutamente estranei all'ambiente circostante i due Roc d'Pera Majana, isolati in una vasta piana coltivata nei pressi di Villarbasse; con splendida vista sui Laghi di Avigliana, la Pera Luvera del Moncuni; nascosto come un tesoro nel fitto del ceduo di castagno, il Roc Mufì di Buttigliera.
 

 

 

L'attuale rete idrografica della collina morenica di Rivoli-Avigliana ricalca in parte il percorso degli scaricatori glaciali, ma non di rado se ne discosta nettamente per assumere un andamento radiale rispetto alle cerchie moreniche: il fenomeno è particolarmente evidente nel pianalto di Villarbasse, dove i corsi d'acqua tagliano quasi ortogonalmente l'antico percorso dello scaricatore glaciale. I modesti corsi d'acqua della collina morenica sono quasi tutti a carattere temporaneo a causa dell'elevata permeabilità dei terreni. Ciò non toglie che in occasione di piogge prolungate possano ingrossarsi a tal punto da causare frane e danni a manufatti. Basta ad esempio osservare i ciottoli presenti nell'alveo del Garosso di Rivalta, secco per gran parte dell'anno, per rendersi conto della capacità di trasporto e quindi della forza che ha la corrente quando questo ruscello è in piena. Le sorgenti, tutte di modesta portata, sono collocate in prevalenza sul versante Nord della Cresta Grande: sono sorgenti di contatto, collocate cioè a contatto tra i depositi glaciali di ablazione, permeabili e imbevuti d'acqua, e lo strato impermeabile dei depositi glaciali di fondo, che sta alla base della falda acquifera, dove quest'ultimo emerge a causa dell'erosione. Altre sorgenti collocate nella zona di Ca di Paglia e del Garosso di Rivalta sono di emergenza, dovute cioè all'emergere dal suolo, nei punti topograficamente meno elevati, dell'acqua di una falda acquifera molto superficiale.