Cos’hanno lasciato le glaciazioni

  di Luigi e Michele Motta

Vista su Druine e Laghi di Avigliana dal Col Buchet.

 

L’anfiteatro morenico di Rivoli-Avigliana

Le colline allo sbocco della Valle di Susa sono disposte a formare cordoni allungati concentrici e digradanti verso il centro, come i gradini di un’arena romana. Poiché questi rilievi sono morene, create dalla deposizione dei materiali ad opera del ghiacciaio valsusino, i geomorfologi hanno chiamato questo complesso anfiteatro morenico. Ad uno sguardo superficiale pare un insieme omogeneo, ma le diverse cerchie moreniche sono state formate da diverse espansioni glaciali avvenute a notevole distanza di tempo l’una dall’altra. Le morene più vicine a Torino hanno da 700.000 a 400.000 anni, e la loro forma originaria è stata quasi completamente rimodellata dall’azione erosiva della Dora, del Sangone e dei corsi d’acqua minori, mentre le morene più interne, molto più giovani (80.000 – 11.000 anni), conservano bene l’aspetto originario di lunghe creste orizzontali. Lo stato di conservazione dei rilievi dipende, oltre che dalla loro età, anche dall’attività dei processi erosivi locali: ad esempio le morene laterali deposte a mezza costa sui rilievi alpini (Monte Curt e Rocca Sella in sinistra orografica, Monte Ciabergia e Monte Pirchiriano in destra) sono in gran parte erose e franate, mentre l’approfondimento degli alvei dei fiumi Dora e Sangone ha inciso terrazzi nelle morene più vicine, distruggendole parzialmente.

 

Forme fluviali dell’anfiteatro

Le morene, a differenza delle normali colline, non sono ammassi rocciosi modellati dall’erosione dei corsi d’acqua ma depositi glaciali accumulati direttamente con quella forma: così il paesaggio morenico ha avvallamenti che sembrano larghe valli fluviali, ma non hanno corsi d’acqua significativi (è il caso, ad esempio, della valle di Villarbasse). Il reticolo idrografico si è sviluppato successivamente alle glaciazioni, adattandosi alla morfologia creata da queste, e si presenta così molto diverso sui versanti opposti di una morena. Il versante rivolto verso la pianura, poco inclinato, in origine era percorso dall’acqua che sgorgava dal ghiacciaio che poco a poco creava gli scaricatori glaciali, lunghe vallecole sinuose a fondo piatto (come ad esempio la Valletta di Pra Basse), in cui si alternano tratti pianeggianti, sovente paludosi (come la Piana dei Mareschi), e tratti ripidi, in cui l’alveo è molto profondo. Il versante opposto delle morene, un tempo a contatto con il ghiaccio (il versante Sud-Ovest del Moncuni), è ripido e uniforme e l’acqua vi scorre solo durante le piogge intense, in piccoli rii paralleli. Col tempo molti corsi d’acqua, erodendo le morene, ne hanno interrotta la continuità, stravolgendo il reticolo idrografico originario. Ad esempio il Rio di Reano, affluente del Sangone, allargando progressivamente il proprio bacino idrografico, ha già intercettato il reticolo drenante il versante Nord-Est del Moncuni, ed è quasi sul punto di intercettare anche le acque del versante Sud-Est del Forte, che per il momento confluiscono nella valletta di Pra Basse lungo il tracciato dell’antico scaricatore glaciale. Queste "catture fluviali", molto frequenti in Piemonte nei corsi d’acqua di ogni dimensione, dal Tanaro ai rii minori, sono la conseguenza dei mutamenti di quota in vari settori della Pianura Padana, avvenuti dalla fine dell’ultima glaciazione ad oggi e dovuti sia alla neotettonica, in altre parole ai movimenti verticali del terreno, sia alla sedimentazione di ingenti depositi, come appunto le morene. Improvvise deviazioni a gomito, visibili in molti rii dell’anfiteatro morenico, indicano con precisione il punto in cui è avvenuta la cattura.

 

Le cerchie moreniche

A Sud della Dora sono ancora oggi conservate ben quindici di queste cerchie moreniche. Le tre più interne e recenti sono quelle di Grignetto, Meana-Torre di Buttigliera e Saba–Buttigliera Alta, unanimemente datate dai geologi al Pleistocene superiore. Pur non essendo molto rilevate si possono seguire per quasi tutto l’anfiteatro, sia perché si presentano ben conservate, sia perché a Sud di Avigliana delimitano depressioni chiuse, occupate dalla Piana dei Mareschi (mareschi = acquitrini), dai laghi Grande e Piccolo di Avigliana e dalla Torbiera di Trana. Le cerchie moreniche più antiche, formate da basse creste interrotte dalle incisioni degli scaricatori glaciali, in alcuni tratti appaiono mal conservate. Ad esempio quella che passa presso la località Case Davì ad Avigliana, sul versante occidentale del Moncuni è stata quasi completamente erosa, e ne è rimasta traccia solo per i massi erratici che conteneva, in alcuni casi troppo grandi per essere trascinati via dalle acque. Questi massi formano un allineamento che giunge fino al Forte di Moncuni, dove la morena è ancora conservata sotto forma di una lunga cresta che prosegue fino a Rosta. Anche la più antica morena di Case Udrito, fra le più lunghe ed elevate della zona di Avigliana, sul Moncuni è ridotta a un allineamento di massi erratici. Sul Forte ridiventa la morena principale e continua sino a Truc Mortè (467 m s.l.m.) e Col Giansesco (372 m s.l.m.). Le cerchie più esterne della zona di Avigliana (di Rio Brocco e Colpastore), non comprendono allineamenti di erratici, ma s’interrompono contro il versante Sud Ovest del Moncuni. Presso il Forte riprendono in quattro morene distinte, che poco dopo confluiscono in due soli cordoni morenici. Dopo l’interruzione dello scaricatore di Reano–Villarbasse, questi due cordoni continuano a Sud di Rosta, per giungere uno presso Bric della Donna, l’altro presso Villa Toscanelli. Sono ben conservati solo presso il Forte e a Sud di Rosta. Altrove le creste originarie rimangono solo sotto forma di bassi rilievi allineati, completamente spianati dove l’erosione è stata più intensa. La cerchia che passa presso Giaveno (V in figura), la più esterna del settore dei Laghi di Avigliana, continua sul Forte. All’altezza di Reano è stata completamente erosa dai corsi d’acqua, mentre da Pian Topie (529 m s.l.m.) prende il nome di Cresta Grande e, passando dal Seminario, giunge sino al centro di Rivoli. È la morena più elevata e più nota dell’anfiteatro, anche perché si snoda a bordare l’antica strada comunale Rivoli-Reano. Fu attribuita da Gabert al Würm (come le morene di Case Udrito-Truc Morté e di Rio Brocco–Forte del Moncuni–Bric della Donna); secondo Petrucci è invece del Riss. Unanimemente al Riss è attribuita la morena di Truc Carlevé (a Nord di Villarbasse), addossata al lato meridionale della Cresta Grande. A Sud della vallata dello scaricatore glaciale di Reano–Villarbasse si estendono presso la pianura le tre cerchie più esterne ed antiche. Quelle di Truc Monsagnasco (414 m s.l.m.) e Truc Bandiera (406 m s.l.m.) sono alte, ma poco continue. Il cordone intermedio, che termina nell’abitato di Rivalta, è basso ma più lungo e continuo. Per Gabert sono attribuibili al Riss; per Petrucci al Mindel, la glaciazione precedente.
Non esistono cerchie più esterne di quelle ricordate, ma depositi glaciali si ritrovano anche alla destra orografica del Torrente Sangone, mentre un masso erratico è presente anche presso Collegno, a dimostrazione del fatto che in tempi più remoti avvenne un’espansione glaciale ancora più estesa di quelle di cui resta testimonianza nelle cerchie moreniche superstiti. A nord della Dora, fino a Rivera le morene sono state completamente erose e ridotte a depositi glaciali senza forma. Dalla frazione Grange inizia la morena di Caselette. Bassa e poco appariscente si prolunga tuttavia sino ad Alpignano, salvo le interruzioni dello sperone roccioso presso il castello del Camerletto e di due scaricatori a 1-2 km da Alpignano. Oltre la Dora Riparia la sua prosecuzione è evidentemente la morena di Case Udrito–Truc Morté. Il castello di Camerletto è edificato su una bassa morena, che borda una piana scavata dalla Dora Riparia (terrazzo fluviale). La morena raggiunge quasi il fiume all’altezza di Torre della Vigna, e sembra continuare sulla sponda opposta in un modestissimo rilievo, parzialmente demolito dall’erosione fluviale, raccordabile alla morena di Meana–Torre di Buttigliera. Una seconda morena, culminante con il Truc della Pra, si chiude sul corso della Dora Riparia circa 1,2 km a valle della precedente, all’altezza dell’abitato di Caselette. Questa morena sembra correlabile con quella di Saba–Buttigliera Alta (si veda lo schema a p. 26). Presso Caselette alla morena su cui sorge il paese si affiancano morene più esterne. Le due più vicine (di Alpignano e di C.ne Bussone) sono molto basse ed interrotte da scaricatori glaciali fra Cascina Costa ed Alpignano. La morena che borda a Sud i laghi di Caselette è più alta, giunge sino a Pianezza e comprende i grandi massi erratici noti come Pietra Alta e Roc di Pianezza. è attraversata dalla Dora all’altezza di Pianezza, ed è correlabile alla cerchia morenica di Giaveno – Cresta Grande. Una morena appena accennata, interrotta da due scaricatori glaciali, borda a Nord i laghi di Caselette e Sclopis, e sembra confluire nella precedente verso Fornace Chiaretta. L’ultima morena di questo lato dell’anfiteatro, detta di S. Pancrazio, va da Grange di Brione a Monte della Barca, presso Pianezza, ove termina contro la Dora Riparia. È talmente erosa da apparire come una cresta appena in rilievo, nella sua parte occidentale frammentata in bassi rilievi isolati. Uno scaricatore l’attraversa immediatamente a Sud di S. Pancrazio. Fra i rilievi costituiti dai cordoni morenici sono presenti conche chiuse, occupate da laghi e torbiere. In destra orografica, oltre alla zona di Avigliana già ricordata, esistono due piccole torbiere poste fra la Cresta Grande e il cordone morenico di Truc Carlevé. Una, nota come stagno Pessina, è stata modificata artificialmente a guisa di minuscolo laghetto. In sinistra orografica vi sono i due Laghi di Caselette, uno dei quali interamente colmato, ed il lago Sclopis, anch’esso modificato artificialmente.