Il più antico popolamento umano della Valle di Susa

di Aureliano Bertone

Chianocco, Orrido. Il riparo sede di bivacco preistorico.

 

La Valle di Susa presenta, a monte dell’abitato di Susa, uno scalino glaciale che costituisce una sorta di frontiera rispetto ai massicci alpini interni. Questo, imponendo agli uomini un adattamento ad ambienti diversi, ha da sempre favorito la formazione di differenziazioni culturali. Il definitivo affermarsi del processo di neolitizzazione dell’area (fine V – inizio IV millennio a.C.) avrebbe fatto seguito ad una situazione di spazi mobili, occupati da bande di predatori mesolitici, percorsi occasionalmente da gruppi provenienti dai centri agricoli di pianura. La definitiva occupazione della valle da parte di comunità neolitiche mature determina uno sviluppo sensibile dell’occupazione umana, con un processo di adattamento biologico e culturale agli ecosistemi alpini: si presenta così un flusso articolato di individui che porta all’installazione di una frontiera culturale stabile fra entità di origine padana (Cultura dei vasi a bocca quadrata), provenzale (Cultura di Chassey) ed elvetico-savoiarda (Cultura
di Cortaillod).

L’adattamento delle comunità umane all’ambiente montano è attestato dal III millennio dalla transumanza estiva a breve raggio. Tuttavia, al di là dello sfruttamento delle praterie di alta quota, le popolazioni indigene non mostrano significativi interessi per altre risorse, come i metalli, e lasciano il solco valsusino aperto a bande di individui provenienti dalle pianure ed interessati alla metallurgia del rame. La penetrazione di questi gruppi porta a forme occasionali di contatto con le genti indigene, senza che si verifichi un condizionamento culturale, come accadrà anche successivamente con la penetrazione di gruppi etnici “protocelti” e “celti” (I millennio a.C.).
Alcuni indizi (come il Donnus ricordato da Strabone) suggeriscono comunque l’esistenza di alcune famiglie a cui le comunità locali riconobbero probabilmente un certo rango. L’occupazione romana si limita ad iniziative di tipo amministrativo, con un controllo del fondovalle (questo pare il senso della fondazione del nucleo urbano di Susa), mentre i versanti mostrano il protrarsi delle abitudini locali. Maggiore incertezza copre la fase altomedievale: il percorso stradale romano è ridimensionato, gli edifici di fondovalle sono trascurati e talora adibiti a cimitero, mentre più significativa è la presenza monastica, attestata da un complesso di fondazioni tra cui spiccano la Novalesa (secondo quarto dell’VIII sec. d.C.), S. Michele della Chiusa (dalla fine del X sec.) e la Certosa di Montebenedetto (XII sec.).