La pietra della mina

di Gino Gallo

Poco lontano dalle prime pendici del versante rivaltese del Truc Monsagnasco, nell’alveo del rio Garosso di Rivalta, dove questo scorre sotto una ripa alta e franosa al disopra della quale si trova il piccolo bosco di castagni detto “del Cantamerlo”, si trova un masso erratico di medie dimensioni. Tale masso un tempo era molto più grande di quanto lo si possa vedere oggi e per quel motivo, in caso di violenti temporali, ostruiva lo scorrere dell’acqua provocando allagamenti ed erosioni nei terreni agricoli circostanti.
Per ovviare al problema, l’Amministrazione comunale di Rivalta, nella prima metà del secolo scorso, decise di far demolire il masso e si rivolse al Genio militare che inviò sul posto alcuni suoi uomini. I militari, dopo aver praticato nella roccia vari fori molto profondi e avervi introdotto la polvere pirica, ne provocarono l’esplosione, mandando così in frantumi il masso. Successivamente, tutte le pietre vennero rimosse e portate via per essere usate nell’edilizia. Nel Garosso rimase una parte di quel pietrone che non impedisce il normale deflusso dell’acqua piovana e sulla sua superficie sono ancora oggi evidenti i segni dei fori praticati un tempo dai militari.
A seguito di quell’evento “esplosivo”, i rivaltesi hanno iniziato a chiamare questo masso la pera dla min-a, “la pietra della mina”.